Arrivare a Realdo è come trovarsi catapultati all’improvviso nel bel mezzo di una fiaba. Arroccato su una falesia, il borgo – frazione di Triora, nell’Alta valle Argentina – si trova a un’altitudine di 1007 metri sopra il livello del mare.
Realdo è un villaggio alpino, un tempo nel comune di Briga Marittima e dal 1947 passato sotto Triora. L’antica tradizione e le radici brigasche sono tutt’altro che dimenticate, tanto che su di un’insegna, posta all’inizio dell’abitato, vi è la scritta Reaud, tèra brigasca.
C’è chi dice che il paese sia stato edificato, oltre 200 anni fa, da un gruppo di pastori brigaschi, allontanatisi dal capoluogo a causa di un’epidemia pestilenziale. Secondo altre fonti fu un avamposto dello Stato Sabaudo per fronteggiare la nemica Verdeggia, appartenente alla podesteria genovese di Triora. L’antico nome della zona, indicata come Ca’ da Roca, fa propendere per questa seconda ipotesi.
Da vedere a Realdo la Chiesa dedicata alla Madonna del Rosario, il forno comunale, la fontana vecchia e il monumento ai Caduti. Caratteristiche, anche se ormai abbandonate, la borgata “Case Carmeli”, un insieme di case sparse nel verde, tra prati e boschi. Un tempo abitata da una cinquantina di persone, era provvista di un grande mulino, utilizzato per il grano e le castagne, con le quali si sfamava la vallata. Da Realdo provengono anche piccoli oggetti di ornamento funerario, ora custoditi al Museo civico di Sanremo.
- ©Vilma Alberti
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- ©Marco Garberoglio
- ©Giampiero Alberti
- ©Giampiero Alberti
Quando si parla di entroterra ligure si parla anche di buon cibo. E anche la suggestiva frazione di Triora propone piatti interessanti, come i sugéli, una sorta di orecchiette di farina di grano tenero e condite con pecorino o con il caratteristico “brus” (o bruzzo), un insieme di più formaggi di pecora, mescolati a latte, fatti rifermentare e stabilizzati con la grappa.
In alternativa si possono assaggiare le brusùuse, sfoglie di pasta con ripieni diversi, condite con olio e aglio e infornate. Naturalmente, non si può lasciare Realdo senza gustare le patàche ‘n la foglia: patate tagliate sottili e condite con sale, olio, burro, fior di latte, un po’ di farina e cotte al forno.
[Simona Maccaferri]