Il Pigato, per la Liguria occidentale, è oggi simbolo di tipicità. Si tratta infatti della più rinomata espressione vitivinicola locale, prodotta in una quantità sufficiente a creare mercato. Il cammino per arrivare al Pigato è stato però molto complesso. Eppure, vi sono date fondamentali nella storia del Pigato. Già nel 1830-31 l’arciprete di Ortovero, a ridosso della piana di Albenga, Francesco Gagliolo, ne aveva promosso la coltivazione. Era nata ufficialmente l’attenzione per questo prodotto, poi confermata da più accurate indagini avvenute nel lontano 1873 e con i successivi reimpianti di vitigni a seguito del rinnovamento del patrimonio viticolo per estirpare il contagio dalla fillossera.
Il territorio comunale di Ortovero è ancora oggi un’area privilegiata di produzione. In ogni caso in altre zone ben esposte della Liguria occidentale vi sono spazi adatti a questo vitigno, sempre strappati con fatica alle ripide colline mediante i terrazzamenti sostenuti da muri in pietra. Il nome di “Pigato” deriva verosimilmente dalla tipica macchia che compare sull’acino (dialettale “pigau”, la macchia è la “piga”). In ogni caso anche il Pigato fa storicamente parte di quei vini indicati come “Riviera nostrale bianco” dagli elenchi ottocenteschi, venduto a prezzo maggiore, perché di qualità più elevata. Il Pigato rientra nella DOC “Riviera Ligure di Ponente”. È un vino bianco secco. Il suo colore giallo paglierino può essere anche molto tenue, ma il profumo fragrante e fruttato saprà convincere in modo immediato. I sentori tipici, in bocca, sono ricchi, ammalianti: frutta gialle (pesca), miele, fiori di campo, salvie morbide, talvolta resine naturali. Il corpo è buono, la persistenza in bocca darà soddisfazione per lungo tempo e il finale un po’ amaro lascia la bocca “buona” e pulita. E gli abbinamenti sono molteplici, individuandoli con molti piatti dell’ambito mediterraneo, soprattutto ove si utilizzano le erbe aromatiche. E con il pescato e i piatti combinati della cucina internazionale, anche come contrappunto di spezie non troppo aggressive.
[Alessandro Giacobbe]